Economia e Lavoro

La crisi del commercio al dettaglio in Italia: il caso Coin

La storia del commercio italiano è segnata da marchi che hanno saputo evolversi tra cambiamenti di tendenze e difficoltà economiche. Per decenni, grandi nomi hanno animato le strade delle città, diventando veri punti di riferimento per chi cercava moda, qualità e fiducia. Questi colossi del retail hanno accompagnato intere generazioni, adattandosi ai tempi e lasciando un segno profondo nella vita quotidiana delle persone.
Tuttavia, il mercato del commercio al dettaglio è in continua trasformazione. Crisi economiche, cambiamenti delle abitudini d’acquisto e concorrenza digitale hanno messo alla prova persino i brand più solidi e radicati nella cultura italiana.
Molti consumatori si sono affezionati a marchi storici che hanno saputo proporre prodotti di qualità e un’esperienza di shopping unica. I negozi fisici, per anni simbolo di tradizione e affidabilità, stanno però cedendo il passo al commercio online, una sfida che per alcuni si è rivelata insormontabile. La dimensione umana e il contatto diretto con i clienti rischiano di scomparire insieme ai grandi magazzini, un tempo fulcro della vita commerciale delle città.
Le difficoltà di questi colossi non si limitano solo alla sfera economica. Centinaia di lavoratori si ritrovano spesso a dover affrontare un’incertezza devastante, mentre le istituzioni cercano di intervenire per evitare il peggio.
Il settore del commercio al dettaglio sta attraversando una fase di forte incertezza. La pandemia ha cambiato radicalmente le dinamiche di mercato, accelerando una crisi già latente. Molte aziende, pur avendo una lunga tradizione alle spalle, si trovano a un bivio decisivo: reinventarsi o rischiare di sparire. In questo contesto, il ruolo delle istituzioni e delle parti sociali diventa fondamentale per evitare il collasso di un intero comparto.
Le vertenze sindacali e i tavoli di crisi sono ormai all’ordine del giorno. Marchi iconici, che un tempo rappresentavano il fulcro del commercio cittadino, sono costretti a chiudere.


Il caso Coin

Il Gruppo Coin chiuderà 8 punti vendita nel 2025, coinvolgendo 92 dipendenti di cui 50 solo sul territorio di Roma. A gennaio sarà dismesso il negozio di Grugliasco, nel Torinese, due a Roma, uno a San Donà di Piave, provincia di Venezia, a Latina, a Vicenza, a Milano City Life e quello di Sesto Fiorentino. I sindacati chiedono garanzie per i lavoratori occupati alla Coin. A giugno 2024 è stata avviata la procedura di composizione negoziata della crisi, con l’obiettivo di consentire il risanamento dell’impresa grazie al supporto di un esperto indipendente, che agevoli le trattative con i creditori. Questo ha permesso all’azienda di avviare un dialogo con gli investitori e di attivare misure cautelari. I sindacati hanno chiesto ai vertici aziendali informazioni dettagliate sugli investitori, chiarimenti sulle strategie aziendali e garanzie sul futuro professionale dei lavoratori diretti e indiretti.
La chiusura del punto vendita al Centro Commerciale Le Gru di Grugliasco rappresenta solo la punta dell’iceberg. Il destino dei dipendenti, oltre 1.500 in tutta Italia, è appeso a un filo.
I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno lanciato l’allarme, denunciando la mancanza di un piano chiaro per il rilancio dell’azienda. Le trattative con il governo sono in corso, ma i lavoratori, ormai stremati, chiedono risposte concrete e soluzioni immediate per scongiurare il rischio di un disastro occupazionale