BRUGHERIO – LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE MA POI RITRATTA: ERA CONSENZIENTE
BRUGHERIO – Assolto dall’accusa di violenza sessuale il 47enne imputato di avere tenuto sequestrata in casa, narcotizzata, legata a letto, violentata e filmata la compagna 51enne, che poi invece al processo ha ritirato la querela e la costituzione di parte civile, dicendo di essere stata consenziente. E che ora rischia l’accusa di calunnia. Questa la sentenza decisa dal Tribunale di Monza per l’ingegnere incensurato di Brugherio, in passato sposato e padre di famiglia. Per lui il pm monzese Flaminio Forieri aveva chiesto la condanna a 9 anni di reclusione, nonostante la riforma Cartabia abbia cancellato tutti i reati contestati procedibili a querela tranne la violenza sessuale per cui si procede d’ufficio. Il 47enne era stato arrestato nel 2021 dai carabinieri, chiamati dalla figlia della donna che non riusciva a mettersi in contatto con la madre: i militari avevano trovato nella sua abitazione la 51enne distesa sul letto con delle cavigliere ai piedi che le impedivano di muoversi, intontita e sotto l’obiettivo di una telecamera.
Nei cassetti erano nascosti corde, manette e collari erotici e una boccetta di tranquillanti. L’uomo, ora agli arresti domiciliari, è stato nel frattempo condannato a 4 anni per maltrattamenti e diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti relativi alla ex moglie e a un anno per avere palpeggiato la figlia della donna che, dopo averlo denunciato ed essersi costituita parte civile al processo, aveva ritrattato le accuse e che, nel frattempo, sarebbe pure tornata con lui. “La vittima non poteva essere consenziente perché si trovava in uno stato di inferiorità psicofisica tale da non reggersi in piedi”, aveva sostenuto il pm nel chiedere la pesante condanna. Aveva invece chiesto l’assoluzione parlando di una “relazione sentimentale tormentata” il difensore dell’imputato, l’avvocato Franco Balconi. Una tesi che ha convinto il collegio di giudici tutto al femminile, presieduto da Patrizia Gallucci . La motivazione della sentenza di assoluzione non è ancora nota, ma pare che anche le manette e le cavigliere non fossero degli strumenti di tortura, ma soltanto dei giocattoli per amanti del genere. Ora la 51enne rischia di essere indagata per calunnia.